Siamo alle porte della cosiddetta quarta rivoluzione industriale, soprattutto per l’impatto che sta avendo (e che avrà in futuro) l’intelligenza artificiale. Con l’avanzare della tecnologia e l’esplosione dell’intelligenza artificiale (IA), i data center stanno diventando un aspetto cruciale del panorama tecnologico globale. Tuttavia, il lato oscuro di questa crescente dipendenza è rappresentato dai consumi energetici sempre più elevati. Con la potenza di calcolo richiesta dall’IA in costante aumento, i data center sono alla ricerca di soluzioni sostenibili per ridurre l’impatto ambientale.
I data center svolgono un ruolo fondamentale nell’archiviazione, elaborazione e gestione dei dati, alimentando molte delle tecnologie che influenzano la nostra vita quotidiana, come l’IA, il machine learning e la realtà aumentata. Tuttavia, questo progresso tecnologico ha un costo: la crescente richiesta di potenza di calcolo.
La corsa verso l’IA e il machine learning richiede enormi quantità di dati e capacità di calcolo, che si traducono in un aumento significativo dei consumi energetici dei data center. I ricercatori prevedono che, entro la prossima decade, la potenza di calcolo richiesta dall’IA potrebbe far lievitare i consumi energetici dei data center a livelli senza precedenti.
Investimenti da 4,8 miliardi nei prossimi cinque anni
Il riferimento numerico chiave nel panorama italiano dei data center che meglio riflette il cambiamento e l’espansione è rappresentato dalla comparazione degli investimenti tra il quadriennio 2019-2023 e le proiezioni per il periodo 2024-2028. Nel primo caso, gli investimenti si attestano a 1,6 miliardi di euro, mentre le previsioni indicano un’imponente crescita fino a 4,8 miliardi di euro entro il 2028.
Secondo un’analisi condotta dall’associazione Ida-Italian Datacenter Association a,nata a fine 2022, e riportata in un documento pubblicato alla fine di marzo, i data center in Italia contribuiscono alla creazione di 28.170 posti di lavoro.
I data center, le reti e le infrastrutture elettriche costituiscono pilastri fondamentali per sostenere questa crescita, che si riflette anche in un significativo impatto sull’occupazione.
L’associazione sottolinea che la creazione indiretta di posti di lavoro è dovuta alla necessità di coinvolgere personale esterno per una serie di attività, incluse la sicurezza e il supporto operativo e manutentivo, oltre alle fasi di costruzione e installazione. Inoltre, ulteriori opportunità lavorative si manifestano in settori correlati come l’ospitalità, i trasporti e i servizi pubblici. Da non trascurare sono anche i 6.700 addetti impiegati nell’indotto, completando così il quadro occupazionale generato dal settore dei data center in Italia.
Il presidente di Ida evidenzia che l’Italia ha costi energetici più elevati rispetto ai suoi vicini, come la Spagna con un 30% in più e la Francia con un 50% in più. Questa disparità rappresenta una sfida per lo sviluppo del settore dei data center nel Paese. L’accento è posto sull’importanza di affrontare questo problema attraverso politiche mirate a risolvere tali criticità.
I Power Purchase Agreement (PPA), ovvero i contratti basati su fonti rinnovabili, sono diventati caratteristici di questo settore, ma è necessario un avanzamento ulteriore. La domanda di servizi data center è in crescita, e ci sono molte sfide da affrontare, incluso il raggiungimento degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Questo implica che circa il 75% delle pubbliche amministrazioni italiane dovrebbe migrare i propri dati e applicativi informatici verso il cloud entro il 2026, senza trascurare le esigenze delle piccole e medie imprese italiane.
Inoltre, i data center, sia privati (circa 3.000 on premise) che pubblici (circa 1.200), dovranno migliorare continuamente le loro prestazioni dal punto di vista della sostenibilità. Il Green Deal Europeo, che mira alla decarbonizzazione del sistema energetico dell’Unione Europea, stabilisce obiettivi ambiziosi, tra cui la riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2030 e l’obiettivo di neutralità carbonica entro il 2050.
Il liquid cooling e i data center
Per prepararsi al futuro, il mondo dei data center sta puntando sul “liquid cooling”, ovvero soluzioni di raffreddamento dei server che impiegano liquidi (nella maggior parte dei casi è acqua) al posto dell’aria, dissipando il calore in modo efficiente. La conseguenza è un minor consumo di energia e di spazio. Questa soluzione si sta affermando pian piano su tutto il mercato globale.
La società Imarc Group, nel 2023, ha sviluppato il report “Data Center Liquid Cooling Market”. Riportando alcuni dei risultati evidenziati “il mercato del liquid cooling ha raggiunto i 2,9 miliardi di dollari di fatturato e crescerà del 19,5% all’anno fino a toccare i 15,3 miliardi nel 2032.
I data center sono super energivori. Secondo quanto riportato dall’agenzia internazionale dell’Energia “sono responsabili dell’1% delle emissioni di gas serra legate al consumo energetico (1-1,3% della domanda globale di elettricità).” La risposta alla domanda in crescita della capacità di calcolo, non può essere semplicemente di costruire più data center (o crearne di più grandi), ma è necessario lavorare sull’ottimizzazione delle prestazioni (questo perchè il consumo energetico dei grandi data center, nonostante gli sforzi, cresce da anni a ritmi elevati).
A questo proposito, sono stati fatti degli investimenti, come quelli di Equinix (che è tra i principali operatori data center) che permetteranno di espandere la tecnologia di liquid cooling a oltre 100 dei suoi data center. L’approccio viene chiamato “liquid-to-liquid cooling” e si riferisce a dei sistemi di raffreddamento a liquido che utilizzano le tubature dell’impianto idrico del data center. In questo modo, si consuma dieci volte meno energia a parità di raffreddamento.
I data center e le sfide per la sostenibilità: alcuni approcci adottati
La tendenza attuale dei data center è quella di affrontare queste sfide in modo proattivo, cercando soluzioni sostenibili per mitigare l’impatto ambientale. Una delle principali strategie è l’adozione di tecnologie più efficienti dal punto di vista energetico e l’implementazione di pratiche che riducano gli sprechi.
Un approccio chiave è rappresentato dall’uso crescente di fonti di energia rinnovabile. Molti data center stanno passando a soluzioni energetiche sostenibili, come l’energia solare, eolica o idroelettrica, riducendo così la loro impronta di carbonio. Questa transizione verso fonti di energia pulita contribuisce a rendere i data center più eco-friendly.
Oltre alle fonti di energia, l’efficienza operativa è un’area critica di miglioramento. L’implementazione di sistemi di raffreddamento più efficienti, la virtualizzazione dei server e l’ottimizzazione dei carichi di lavoro sono solo alcune delle strategie adottate per massimizzare l’utilizzo delle risorse e ridurre i consumi energetici.
Un altro approccio promettente coinvolge lo sviluppo di nuove architetture hardware progettate specificamente per applicazioni di intelligenza artificiale. Queste architetture, come le unità di elaborazione grafica (GPU) specializzate per il machine learning, possono migliorare significativamente l’efficienza energetica rispetto alle soluzioni più generiche.
Il passaggio a modelli di business basati su servizi cloud e edge computing è un’altra tendenza che potrebbe contribuire a ridurre i consumi dei data center. Distribuire la potenza di calcolo più vicino agli utenti finali riduce la necessità di trasferire enormi quantità di dati attraverso lunghe distanze, migliorando l’efficienza complessiva.
Il ruolo del noleggio operativo in questo campo
In breve, il dilemma dei data center super energivori sta spingendo l’industria verso soluzioni sostenibili. L’adozione di fonti di energia rinnovabile, l’ottimizzazione delle operazioni e lo sviluppo di hardware specializzato sono solo alcune delle strategie in atto. Mentre la richiesta di potenza di calcolo dell’IA continua a crescere, è imperativo che l’industria trovi un equilibrio tra innovazione tecnologica e responsabilità ambientale per garantire un futuro sostenibile per i data center.
Una soluzione vincente è proprio il noleggio operativo sostenibile offerto da Domorental, che permette di noleggiare un bene e generare di conseguenza diversi vantaggi, senza dover dipendere dagli oneri connessi alla proprietà di un asset. Questo permette alle aziende di rinnovarsi sempre, noleggiando macchinari che siano sempre in linea con lo sviluppo tecnologico del mercato.
Abbiamo anche implementato nel nostro core business una politica green, in quanto la sostenibilità per noi è al centro dell’attenzione e i criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) sono alla base della nostra filosofia.
Per questo motivo abbiamo introdotto sul mercato il Renting Zero Carbon, in collaborazione con Upgreene: Attraverso questo servizio i nostri clienti avranno la possibilità di ottenere delle certificazioni di Carbon Cancelling che attestano le azioni svolte per la compensazione di emissioni di CO2. Il calcolo della Carbon Footprint come strumento di quantificazione e misurazione delle emissioni di gas serra prodotte dall’organizzazione o dai prodotti commercializzati è una fotografia realistica della situazione aziendale, che fornisce dei dati per una valutazione corretta sul reale impegno in termini di criteri ESG.
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